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Euro il grande inganno?

Euro il grande inganno? evento pubblico a casamassima con l'esperto italiano di MMT Modern Money Theory

Inquinamento a Lama San Giorgio

Foto e lettera al sindaco Birardi circa la questione dello sversamento di liquami in Lama San Giorgio

La scuola è di tutti

Articolo che fa riferimento al gruppo aperto su Facebook inerente il dialogo con i genitori per temi riguardanti gli ultimi avvenimenti delle scuole di Casamassima. Problemi strutturali ai limiti dell'agibilità.

M5S incontra i cittadini

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sabato 23 novembre 2013

Se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato

Le domande rivolte da Vito Cassano solcano con evidenza la distanza siderale (si parla pur sempre di stelle) che ci separa. Riconosco la sua libertà e onestà intellettuale, soprattutto il desiderio di capire a fondo la realtà. Per questo rispondo con piacere e con rispetto quasi filiale. Innanzitutto cinque anni fa il m5s non esisteva. E i cittadini, tra cui io ed il mio amico Amoruso e tutti gli altri attivisti e simpatizzanti, utilizzando il voto di 'delega', si affidavano con mal ripagata fiducia a maldestri (a voler dir bene) candidati di partito. Oggi siamo consapevoli che non è più possibile delegare. I cittadini devono studiare, informarsi e controllare, per ritornare ad essere attori protagonisti. I partiti hanno distrutto la stato sociale, umiliato la Costituzione, offeso la memoria della Resistenza, sono organizzazioni verticiste marce e malate, che niente hanno da spartire con il concetto di Bene Comune. Riguardo alla delibera n.29, nella quale il Consiglio rigetta in maniera assoluta ed indiscutibile ogni ipotesi di costruire sul territorio di Casamassima la stazione elettrica, apprezziamo lo scatto d'orgoglio di questa amministrazione intorpidita (stordita forse dalla puzza dei cassonetti o dai calcinacci delle scuole o dal work-in-progress dei centri commerciali oppure dai conti di bilancio, o forse dalle troppe buche stradali o inebriata dalle sagre paesane... vabbù, un motivo ci sarà) possiamo solo sottolineare il 'leggero' ritardo nel prendere questa decisione. Sono trascorsi QUATTRO anni dalla presentazione del progetto... e non sono ancora iniziati i lavori, per fortuna. Del resto, perché il Consiglio non ha voluto esprimersi in toni così risoluti quando fu interpellato nel 2009? Perché il Consiglio non chiese pareri ai cittadini? Preferì non esprimersi (chi tace, acconsente?!?!?) e nascondere la polvere sotto il tappeto. In fondo i nostri politicanti sono abituati a occultare e rimandare, non decidere. Alcuni di quegli irresponsabili superficiali occultatori siedono ancora oggi e sederanno domani gli scranni del nostro Comune. Angosciante mediocrità. Le infrastrutture sono certamente necessarie allo sviluppo della comunità, che banalità. Ma Cassano a quale sviluppo si riferisce? A quali infrastrutture? Dovremmo contrattare (o elemosinare) infrastrutture che sono state individuate? da chi? Quali? L'amministrazione attuale e le precedenti non hanno nessuna cura delle strutture esistenti, né progetti per il futuro. È tutto abbandonato, logoro e decadente. Un campetto da calcio inutilizzabile, il palestrone e le scuole fatiscenti, strade danneggiate, verde pubblico inesistente, il vecchio ospedale quasi inutilizzato. Quali infrastrutture sogna o abbisogna la nostra comunità? Quali ci propone l'amministrazione? Dimenticavo, ci sarebbe pronta una scuola nuova di zecca, ma siamo incapaci di aprirla. Dimenticavo il depuratore pronto, ma forse preferiamo tenerci la merda. Non si può sorvolare su Lama San Giorgio, abbandonata a se stessa. Non si tratta di infrastruttura, ma come vogliamo considerare la tutela e la valorizzazione delle risorse storiche e naturali? Oggi c'è qualche barlume di speranza per l'istituzione del Parco regionale. Ma c'è già chi rivendica interessi ed attenzioni come mai in precedenza, anzi specula su lavori di ambientalisti, associazioni e comitati che immemori ne seguono le vicissitudini, individuando e proponendo le possibili soluzioni. Cosa andremo a chiedere all'Enel? quali infrastrutture? Cosa vogliamo? In realtà abbiamo bisogno di servizi efficienti e funzionanti per i nostri bambini, per i nostri anziani, per gli studenti e per le giovani famiglie. A chi bisogna rivolgersi? Chi se ne occupa? La politica non ha mai aperto un confronto con i cittadini per stabilire la priorità delle opere a cui metter mano. Oppure ci sarà presto un Consiglio monotematico 'cosa farò da grande?' In quale giardino costruire stazione? Non sarà e non può essere nostra l'ultima parola, ma della comunità. Noi siamo convinti che non debba essere costruita nessuna stazione in nessun giardino. Non solo per l'inquinamento da elettrosmog che inevitabilmente sarà prodotto. Siamo contrari perché riteniamo sbagliata tutta l'impostazione. Cerchiamo di capirci qualcosa...mettendo in ordine qualche fatto. Una serie di leggi e decreti, per tutelare l'approvvigionamento energetico nazionale, a partire dal 2003/2004, scioglie vincoli paesaggistici, semplifica procedure burocratiche, abbassa o rimuove limiti di emissioni inquinanti. In pratica, con la scusa di evitare eventuali shock energetici (come il black-out nel 2003 durato diverse ore), si decide di connettere la rete elettrica italiana a numerose centrali europee. E per accelerare questo processo si accettano anche iniziative di società private. La rete è ritenuta strategica per la Nazione, ma saranno i privati a costruirla (Merchant line). Il privato anticipa l'investimento e poi lo Stato tramite Enel e Terna pagherà per l'utilizzo. In sostanza l'Enel è libera di importare tutta l'energia che vuole, ed il governo può serenamente mandare alle ortiche i progetti di sviluppo delle fonti rinnovabili (solare, eolico, geotermico, biogas e così via). Perché? Semplicemente perché l'Enel, pur essendo a partecipazione statale, ottiene maggiori utili acquistando energia a basso costo (da centrali nucleari o a carbone e dagli inceneritori) e rivendendola a prezzi molto più alti. Ecco perché il comparto delle rinnovabili viene accantonato gradatamente, pur essendo fonte di occupazione, sviluppo ed indipendenza energetica. D'altro canto è risaputo quanto all' Enel apprezzino l'energia a buon mercato prodotta da fonti fossili, come il carbone altamente inquinante, tanto da spingere Greenpeace ad opporsi con ogni mezzo di protesta a questa cattiva 'abitudine'. Questo è il quadro generale. Nel 2006 Enel firma un accordo di investimento con l'Albania: 2,5 miliardi di euro per costruire a Porto Romano una centrale a carbone, guarda caso in contemporanea con la pesante sentenza di condanna per i danni e le morti da inquinamento provocate a Porto Tolle, vicino Rovigo. Enel, anziché bonificare ed ammodernare l'impianto italiano, preferisce investire in Albania, in una città altamente degradata dalle raffinerie, dalle concerie, dall'industria chimica e dai depositi di carburante in pieno centro abitato, su un territorio dove a comandare e gestire sono losche organizzazioni (un po' come in Italia). A tutto questo aggiungete pure che la nostra regione Puglia è praticamente fuori dal rischio di black-out, grazie ai numerosi impianti eolici e fotovoltaici, che producono energia proprio nel momento di maggior fabbisogno e consumo, rendendo inutile la connessione ad una centrale situata più di 200 km oltremare. Quanto all'azione degli organi istituzionali, crediamo sia importante distinguere due atteggiamenti. Da un lato l'amministrazione Comunale, che in un primo momento ha cercato di insabbiare tutto, sperando che la faccenda cadesse nel dimenticatoio (ma non è chiaro chi dovesse dimenticare, se Terna o il popolo). Poi, giunta la resa dei conti, cerca di salvare la faccia, scaricando le responsabilità a qualche altra entità. Oggi si insegue la speranza di riuscire a presentare un ricorso, sempre che ci siano i tempi, sempre che ci sia qualche errore nelle procedure, sempre che sia presentato. Dovrebbero fare come i tirolesi, ossia prendersi a calci in culo a vicenda, da soli. Dall'altro lato abbiamo sentito la assessora Barbanente. La sua posizione, riassumendo, è di garantire la correttezza delle procedure. Parliamone, ma a giochi fatti. A lei, al suo ufficio, non interessa questo progetto. Non si straccerà mica le vesti, riferisce. A lei non interessa da dove parte, né dove arriva. Se ci sono delle falle nel progetto, si può fare ricorso. Se tutto è rispettoso della legge, però, che si realizzi. Magari un po' più in là. In una sola parola, BUROCRATI. O passacarte. In fondo, qui non si è defilato nessuno.

venerdì 15 novembre 2013

Lavorare per vivere e non vivere per lavorare - di Angelo Consoli

Il Passaparola di Angelo Consoli, Direttore dell'Ufficio Europeo di Jeremy Rifkin
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"In relazione ai punti di riferimento mondiali delle strategie economiche del M5S, va precisato che le idee espresse da economisti neo-Keynesianicome Stiglitz e Krugman sono molto interessanti perché sottolineano come le cure neo liberiste per il problema del debito sovrano siano non solo ingiuste, ma anche sbagliate perché mortificano le risorse e i talenti dell’Europa (il suo capitale umano, fisico e naturale), privilegiando gli interessi di gruppi finanziari a cui sono asserviti gli interessi dei cittadini, e determinano la svendita del patrimonio pubblico e dei beni comuni delle nazioni.
È interessante come Stiglitz sottolinei che "denunciare questo enorme spreco di risorse non può essere demagogia o populismo", e che l'Europa deve ritrovare una coerenza e una visione comune perchè non può "continuare a prestare soldi alle banche per salvare gli Stati e agli Stati per salvare le banche".
Paul Krugman è estremamente chiaro nel denunciare la inattendibilità dell'affidabilità di Paesi sovrani sui criteri delle agenzie di rating, che sono contraddittori e usati opportunisticamente per alimentare la speculazione. Non si capisce perché se la spesa sociale è il problema, i Paesi scandinavi, che hanno la spesa sociale più elevata del mondo, hanno tutti la tripla A, e se il problema è il debito, i Paesi più indebitati del mondo (Giappone e USA) godono di valutazioni elevate? Forte è il sospetto, ci ricorda Krugman, del conflitto di interessi, perché chi emette titoli speculativi contro i Paesi indebitati fa parte degli stessi gruppi delle agenzie che emettono le valutazioni, e perciò quei titoli possono farli salire o scendere con valutazioni interessate.
In questa situazione, ricorda sempre Stiglitz, "l’Unione monetaria ed economica dell’UE è stata concepita come uno strumento per arrivare ad un fine, non un fine in sé stesso. L’elettorato europeo sembra aver capito che, con le attuali disposizioni, l’euro sta mettendo a rischio gli stessi scopi per cui è stato in teoria creato".
Anche Jean-Paul Fitoussi concorda che l'Europa abbia preso un "colossale abbaglio" concentrandosi sulle finanze pubbliche e trascurando il problema urgente dell'impoverimento della gente con la disoccupazione che dilaga. Non si può non condividere la sua idea che "il rigore imposto dai tedeschi e l'austerity difesa da tutti i leader europei non sono serviti ad arginare la crisi, anzi, sembra abbiano peggiorato la situazione", e che "occorre rivedere dalle fondamenta la costruzione dell'euro, modificandone le basi ideologiche, e dando una scossa alla macchina europea". In altre parole, economia subordinata ai cittadini e non viceversa.
Condivisibile anche il rifiuto dell'ideologia secondo cui per preservare il potenziale di crescita economica va accettata una maggiore precarietà, in una logica mercantilistica in cui la finanza e i mercati si sostituiscono alla democrazia, fenomeno che Fitoussi chiama “l’impotenza della politica”, suggerendo di "restituire alla democrazia quel vigore che mai avrebbe dovuto perdere". Resta da vedere se tutto possa risolversi con "una banca centrale vera, eurobond, vigilanza bancaria unificata" come sembra suggerire Fitoussi, che ammette che bisogna inventare un nuovo futuro per individuare "compensazioni" fra soggetti vincitori e soggetti perdenti della globalizzazione e per questo è necessario chiamare "tutti i cittadini a discuterne apertamente sulla pubblica piazza".
Se queste visioni sono condivisibili, sul piano delle soluzioni concrete il nostro punto di riferimento rimane Jeremy Rifkin, secondo il quale "i regimi energetici determinano la forma e la natura delle civiltà: come sono organizzate, come vengono distribuiti i proventi della produzione e dello scambio, come viene esercitato il potere politico, e condotte le relazioni sociali." In altre parole, la crisi che siamo vivendo è la crisi della società creata dalla seconda rivoluzione industriale, basata sul petrolio e sulle fonti energetiche concentrate, che hanno creato una società altrettanto concentrata con ricchezza e potere nelle mani di una élite mondiale che condiziona tutte le scelte e la vita di tutti i cittadini. Questo modello ha prodotto ingiustizia sociale e danni ambientali che sono sotto gli occhi di tutti, ma soprattutto ha ormai raggiunto i limiti della propria entropia. In altre parole è diventato inefficiente.
Buttiamo via tonnellate di cibo ogni giorno mentre un bambino muore ogni tre secondi di malnutrizione; sprechiamo milioni di tonnellate d'acqua potabile per riscaldare le nostre case con i fossili o raffreddare le centrali nucleari e termoelettriche, consumiamo una bibita in 20 secondi per lasciare una bottiglietta di plastica nell'ambiente per 5 secoli, compriamo zucchine o grano cinesi per risparmiare, facendo morire l'agricoltura di qualità locale; immettiamo gas a effetto serra nell'atmosfera con conseguenze catastrofiche sul clima e anche sull'economia (il rapporto Stern del 2006 prevede una perdita fino al 20% del PIL mondiale).
Quando una cosa non funziona più si cambia.
Rifkin suggerisce una transizione dal ciclo fossile al ciclo solare, verso modelli energetici ispirati alle immutabili leggi della termodinamica solare e basati sulle tecnologie di terza rivoluzione industriale a bassa intensità finanziaria e alta intensità di lavoro. Questo permette di redistribuire la ricchezza dalla grande speculazione finanziaria (PIL concentrato) ai salari di milioni di lavoratori (PIL distribuito). Questa infrastruttura, che è l' "internet dell'energia", si basa su cinque pilastri (rinnovabili, idrogeno, smart grid, costruzioni a zero emissioni, trasporti a zero emissioni) per introdurre i quali bisogna far lavorare un sacco di gente. Sono posti di lavoro qualificati e legati al territorio, non soggetti al ricatto occupazionale della delocalizzazione. E soprattutto sono posti di lavoro che forniscono un redditto adeguato senza distruggere la vita sociale dell'uomo, per sua natura "animale empatico" che lasciano il tempo di occuparsi della vita personale, degli affetti, delle relazioni umane.
Perché si lavora per vivere, e non si vive per lavorare, e questo è un altro pilastro della visione di Rifkin, espresso nel libro "La fine del lavoro", che ridefinisce il concetto di lavoro davanti all'esaurirsi progressivo del lavoro nelle fabbriche (sostituito dall'automazione), e indica un futuro in cui i beni verranno prodotti dalle macchine mentre il lavoro dell'uomo sarà esclusivamente rivolto ai servizi verso l'altro uomo, conferendo dignità a lavori che oggi vengono considerati "volontariato" o "lavori socialmente utili" (cura dei bambini, assistenza a anziani e invalidi, valorizzazione del patrimonio culturale, servizi energetici integrati avanzati, educazione e istruzione, ricerca e sviluppo).
Questa è l'idea del futuro dell'Italia e dell'Europa. Il "Sogno Europeo" di cui scriveva Rifkin qualche anno fa per il momento è diventato un incubo. Questa idea non è compatibile con nessuna delle forze politiche tradizionali rassegnate a fare dell'Italia un hub del gas e delle trivellazioni petrolifere, che penalizza l'industria del solare e della green economy distribuita sul territorio imponendo assurde procedure burocratiche e regole instabili e mutevoli, che brucia risorse chiamandole "rifiuti", che favorisce le speculazioni finanziarie sulle derrate alimentari come sui derivati, praticate da tutte le banche con la complicità della politica, invece che obbligare le banche italiane a investire nel talento locale, nell'efficienza energetica e nelle tecnologie solari che garantiscono un ritorno rapido degli investimenti. Una politica che si rassegna a vendere al miglior offerente la nostra intelligenza, facendo emigrare i talenti o invogliando le multinazionali a investimenti in Italia che alla fine convengono solo a loro, promettendo forza lavoro qualificata "flessibile" (cioè precaria) e svendendo loro i nostri beni comuni.
Dobbiamo ripartire dalla valorizzazione dell'essere umano e dalla biosfera che ci ospita promuovendo sul territorio modelli economici che vadano verso una riduzione graduale dell'entropia.
Pratiche commerciali a rifiuti zero, pratiche energetiche e industriali a emissioni zero e pratiche alimentari a chilometro zero, secondo il modello del manifesto Territorio Zero che mette in sinergia le visioni di Jeremy Rifkin, Paul Connett e Carlo Petrini, possono rapidamente creare sviluppo e occupazione e nuovi contratti per le piccole e medie imprese locali legate al territorio, che praticano standard di profitto accettabili e etici, senza pratiche corruttive, anticipando la terza rivoluzione industriale e diventando leder mondiali. Si può fare!" Angelo Consoli, Direttore dell'Ufficio Europeo di Jeremy Rifkin, Fondatore e Presidente del CETRI-TIRES

sabato 9 novembre 2013

Il silenzio dei consenzienti


C'è aria di rassegnazione in giro. In fondo tutto è stato già deciso. Si tratta di un'opera di pubblica utilità... La faranno lontano dal centro abitato... Anche i telefonini fanno male... Abbiamo bisogno di energia elettrica... Sarà utile all'economia... E poi la Lama, è già una discarica... Non possiamo farci nulla... Avremo opere di compensazione... Questo è il tenore dei commenti che capita di sentire. Un malato terminale che attende la sua ora. Dall'altra parte si agitano assessori e consiglieri di ogni colore. Chi cerca appoggio nei cittadini, invitandoli alla mobilitazione, chi inveisce contro un diabolico colpevole, elargendo sermoni degni del miglior Cetto Laqualunque, chi si organizza per capire, spiegare, incontrare, invitare, magari anche convincere, chi 'io non c'ero, e se c'ero dormivo', ed infine c'è chi dice 'perché no?' Come al solito, per i comuni cittadini, capire cosa succede e come sono andati i fatti, diviene impresa ardua, soprattutto quando c'è da portare avanti posizioni di partito o, peggio, nascondere responsabilità o distrazioni...

 Permetteteci a questo punto qualche piccola considerazione. È iniziata in questi giorni la discussione riguardo l'opportunità di questa famigerata stazione elettrica, quando ormai, scaduti tutti i termini per opporsi, il decreto del ministero è stato emanato. Una piccola domanda ai nostri politici: vi siete svegliati? Che tempismo! Nasce un sospetto (legittimo?), che speriamo sia presto sgombrato. Siamo sicuri che i nostri amministratori siano così contrari a quest'opera? In fondo, chi era all'opposizione nel luglio 2009 ha fatto sonni tranquilli fino ad oggi. Non si riesce a comprendere come i consiglieri dell'attuale maggioranza, intelligenti, preparati e combattivi, abbiano potuto farsi sfuggire un argomento così forte per colpire il 'nemico' De Tommaso. Farlo oggi mi sembra quasi vilipendio... Anche l'attuale sindaco, che siede tra i banchi del Consiglio da oltre vent'anni, si è fatto passar sotto il naso decisioni così imponenti? Tanti anni di 'opposizione dura e senza sconti' buttati via dietro un palo della luce. Ce la vogliamo bere? Gira voce che la centrale sarà costruita nei pressi delle terre di qualche consigliere. È anomalo... Mi costruiscono un ecomostro in giardino mentre io, beato mi preoccupo di fontanine parcheggi e conticini. Dalla vecchia maggioranza (attuale opposizione) non si è levata una sola voce contraria, per cui mi sembra evidente (qualcuno direbbe 'si evince') il parere favorevole alla centrale.

Ogni opinione è legittima, per carità, soprattutto se chiara e motivata. Basta saperlo. Crediamo che tutte queste conferenze improvvisate siano solo teatrini ipocriti per intrattenere il popolo delle sezioni, circoli e partiti. Così, giusto pour parler. Ciò che c'è da fare, sarà fatto e basta. Speriamo sinceramente di aver preso una cantonata colossale, sarà un enorme piacere (ed un immenso sollievo) essere smentiti. Cari cittadini, abbiate pazienza e vogliate sopportare (o condividere) i nostri dubbi. Noi non ci fidiamo più di nessuno. I partiti (e i rappresentanti sempre informati dei fatti) hanno sorvolato (o nascosto) problemi gravissimi. Nel frattempo però, a sfogliare le carte di decreti, pareri e sentenze, vien fuori un quadro a dir poco desolante. Roba da Report. A presto.

La Voce del Paese, 9 novembre 2013

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