Le domande rivolte da Vito Cassano solcano con evidenza la distanza siderale (si parla pur sempre di stelle) che ci separa. Riconosco la sua libertà e onestà intellettuale, soprattutto il desiderio di capire a fondo la realtà. Per questo rispondo con piacere e con rispetto quasi filiale.
Innanzitutto cinque anni fa il m5s non esisteva. E i cittadini, tra cui io ed il mio amico Amoruso e tutti gli altri attivisti e simpatizzanti, utilizzando il voto di 'delega', si affidavano con mal ripagata fiducia a maldestri (a voler dir bene) candidati di partito. Oggi siamo consapevoli che non è più possibile delegare. I cittadini devono studiare, informarsi e controllare, per ritornare ad essere attori protagonisti. I partiti hanno distrutto la stato sociale, umiliato la Costituzione, offeso la memoria della Resistenza, sono organizzazioni verticiste marce e malate, che niente hanno da spartire con il concetto di Bene Comune.
Riguardo alla delibera n.29, nella quale il Consiglio rigetta in maniera assoluta ed indiscutibile ogni ipotesi di costruire sul territorio di Casamassima la stazione elettrica, apprezziamo lo scatto d'orgoglio di questa amministrazione intorpidita (stordita forse dalla puzza dei cassonetti o dai calcinacci delle scuole o dal work-in-progress dei centri commerciali oppure dai conti di bilancio, o forse dalle troppe buche stradali o inebriata dalle sagre paesane... vabbù, un motivo ci sarà) possiamo solo sottolineare il 'leggero' ritardo nel prendere questa decisione. Sono trascorsi QUATTRO anni dalla presentazione del progetto... e non sono ancora iniziati i lavori, per fortuna. Del resto, perché il Consiglio non ha voluto esprimersi in toni così risoluti quando fu interpellato nel 2009? Perché il Consiglio non chiese pareri ai cittadini? Preferì non esprimersi (chi tace, acconsente?!?!?) e nascondere la polvere sotto il tappeto. In fondo i nostri politicanti sono abituati a occultare e rimandare, non decidere. Alcuni di quegli irresponsabili superficiali occultatori siedono ancora oggi e sederanno domani gli scranni del nostro Comune. Angosciante mediocrità.
Le infrastrutture sono certamente necessarie allo sviluppo della comunità, che banalità. Ma Cassano a quale sviluppo si riferisce? A quali infrastrutture? Dovremmo contrattare (o elemosinare) infrastrutture che sono state individuate? da chi? Quali? L'amministrazione attuale e le precedenti non hanno nessuna cura delle strutture esistenti, né progetti per il futuro. È tutto abbandonato, logoro e decadente. Un campetto da calcio inutilizzabile, il palestrone e le scuole fatiscenti, strade danneggiate, verde pubblico inesistente, il vecchio ospedale quasi inutilizzato. Quali infrastrutture sogna o abbisogna la nostra comunità? Quali ci propone l'amministrazione? Dimenticavo, ci sarebbe pronta una scuola nuova di zecca, ma siamo incapaci di aprirla. Dimenticavo il depuratore pronto, ma forse preferiamo tenerci la merda.
Non si può sorvolare su Lama San Giorgio, abbandonata a se stessa. Non si tratta di infrastruttura, ma come vogliamo considerare la tutela e la valorizzazione delle risorse storiche e naturali? Oggi c'è qualche barlume di speranza per l'istituzione del Parco regionale. Ma c'è già chi rivendica interessi ed attenzioni come mai in precedenza, anzi specula su lavori di ambientalisti, associazioni e comitati che immemori ne seguono le vicissitudini, individuando e proponendo le possibili soluzioni.
Cosa andremo a chiedere all'Enel? quali infrastrutture? Cosa vogliamo? In realtà abbiamo bisogno di servizi efficienti e funzionanti per i nostri bambini, per i nostri anziani, per gli studenti e per le giovani famiglie. A chi bisogna rivolgersi? Chi se ne occupa?
La politica non ha mai aperto un confronto con i cittadini per stabilire la priorità delle opere a cui metter mano. Oppure ci sarà presto un Consiglio monotematico 'cosa farò da grande?'
In quale giardino costruire stazione? Non sarà e non può essere nostra l'ultima parola, ma della comunità. Noi siamo convinti che non debba essere costruita nessuna stazione in nessun giardino. Non solo per l'inquinamento da elettrosmog che inevitabilmente sarà prodotto. Siamo contrari perché riteniamo sbagliata tutta l'impostazione.
Cerchiamo di capirci qualcosa...mettendo in ordine qualche fatto.
Una serie di leggi e decreti, per tutelare l'approvvigionamento energetico nazionale, a partire dal 2003/2004, scioglie vincoli paesaggistici, semplifica procedure burocratiche, abbassa o rimuove limiti di emissioni inquinanti. In pratica, con la scusa di evitare eventuali shock energetici (come il black-out nel 2003 durato diverse ore), si decide di connettere la rete elettrica italiana a numerose centrali europee. E per accelerare questo processo si accettano anche iniziative di società private. La rete è ritenuta strategica per la Nazione, ma saranno i privati a costruirla (Merchant line). Il privato anticipa l'investimento e poi lo Stato tramite Enel e Terna pagherà per l'utilizzo. In sostanza l'Enel è libera di importare tutta l'energia che vuole, ed il governo può serenamente mandare alle ortiche i progetti di sviluppo delle fonti rinnovabili (solare, eolico, geotermico, biogas e così via).
Perché? Semplicemente perché l'Enel, pur essendo a partecipazione statale, ottiene maggiori utili acquistando energia a basso costo (da centrali nucleari o a carbone e dagli inceneritori) e rivendendola a prezzi molto più alti. Ecco perché il comparto delle rinnovabili viene accantonato gradatamente, pur essendo fonte di occupazione, sviluppo ed indipendenza energetica.
D'altro canto è risaputo quanto all' Enel apprezzino l'energia a buon mercato prodotta da fonti fossili, come il carbone altamente inquinante, tanto da spingere Greenpeace ad opporsi con ogni mezzo di protesta a questa cattiva 'abitudine'. Questo è il quadro generale.
Nel 2006 Enel firma un accordo di investimento con l'Albania: 2,5 miliardi di euro per costruire a Porto Romano una centrale a carbone, guarda caso in contemporanea con la pesante sentenza di condanna per i danni e le morti da inquinamento provocate a Porto Tolle, vicino Rovigo. Enel, anziché bonificare ed ammodernare l'impianto italiano, preferisce investire in Albania, in una città altamente degradata dalle raffinerie, dalle concerie, dall'industria chimica e dai depositi di carburante in pieno centro abitato, su un territorio dove a comandare e gestire sono losche organizzazioni (un po' come in Italia).
A tutto questo aggiungete pure che la nostra regione Puglia è praticamente fuori dal rischio di black-out, grazie ai numerosi impianti eolici e fotovoltaici, che producono energia proprio nel momento di maggior fabbisogno e consumo, rendendo inutile la connessione ad una centrale situata più di 200 km oltremare.
Quanto all'azione degli organi istituzionali, crediamo sia importante distinguere due atteggiamenti.
Da un lato l'amministrazione Comunale, che in un primo momento ha cercato di insabbiare tutto, sperando che la faccenda cadesse nel dimenticatoio (ma non è chiaro chi dovesse dimenticare, se Terna o il popolo). Poi, giunta la resa dei conti, cerca di salvare la faccia, scaricando le responsabilità a qualche altra entità. Oggi si insegue la speranza di riuscire a presentare un ricorso, sempre che ci siano i tempi, sempre che ci sia qualche errore nelle procedure, sempre che sia presentato. Dovrebbero fare come i tirolesi, ossia prendersi a calci in culo a vicenda, da soli.
Dall'altro lato abbiamo sentito la assessora Barbanente. La sua posizione, riassumendo, è di garantire la correttezza delle procedure. Parliamone, ma a giochi fatti. A lei, al suo ufficio, non interessa questo progetto. Non si straccerà mica le vesti, riferisce. A lei non interessa da dove parte, né dove arriva. Se ci sono delle falle nel progetto, si può fare ricorso. Se tutto è rispettoso della legge, però, che si realizzi. Magari un po' più in là. In una sola parola, BUROCRATI. O passacarte.
In fondo, qui non si è defilato nessuno.